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Il caffè nella tradizione cinematografica

Il caffè nella tradizione cinematografica

Alla scoperta della tazzina nelle arti visive

31 Marzo 2021

Il caffè è una bevanda molto diffusa e ben conosciuta nella nostra cultura, tanto da diventare protagonista anche nelle più avvincenti storie cinematografiche italiane.

Oggi scopriremo insieme alcune delle più grandi e celebri pellicole dove il caffè regna sovrano davanti alla macchina da cinepresa!

 

Thomas Stearns Eliot disse: “Ho misurato la mia vita a cucchiaini di caffè” e così molti di noi, nella nostra quotidianità, amiamo quel momento della giornata in cui ci fermiamo per sorseggiare una deliziosa tazzina di caffè e staccare dalla frenesia giornaliera per gustarci attimi di bontà.

 

Il caffè è simbolo di convivialità, infatti è l’ottima occasione per condividere con altri momenti della propria giornata, ma al tempo stesso ha il sapore e l’odore di casa, di famiglia, grazie al calore che trasmette con il suo aroma intenso.

Ben presto il caffè è diventato sinonimo di piacere della vita, benessere fisico e mentale, come ci raccontò Edoardo de Filippo nella sua commedia teatrale “Quei Fantasmi”, grazie alla celebra affermazione “Quando morirò tu portami il caffè e vedrai che io resuscito come Lazzaro!”

 

Portato da molto lontano, il caffè si diffuse a partire dal 1600 in Italia, grazie al primo bar veneziano dove ebbe origine l’espresso, fino a prender piede in tutta la penisola diventando così simbolo delle nostre città e della cultura gastronomica.

 

Anche nei film è molto presente e lo ritroviamo in molti capolavori cinematografici insieme a Totò e Peppino ne “La banda degli onesti” (1956, di Camillo Mastrocinque,) in cui zucchero e caffè diventano metafora del capitalismo.

Una conversazione fatta davanti a una fumante tazza di caffè, è senza dubbio una combinazione vincente nei film: con una semplice tazzina si entra sempre più in confidenza con il proprio interlocutore e lo possiamo notare nella vita di tutti i giorni, dove caffè diventa la piacevole scusa per far pausa con amici, conoscenti e ricreare un ambiente più intimo.

Per l’epoca del cinema italiano agli albori, dove il neorealismo di Rossellini, Visconti, De Sica, De Santis e molti altri ancora, regnava sovrano, raccontare estratti di vita quotidiana davanti ad un caffè era sicuramente uno dei modi più realistici di osservare la società di quell’epoca, non così distante da quella attuale.

 

Il caffè è parte integrante del nostro “essere italiani”, ci accompagna in riti di accoglienza verso ospiti, gesti d’amore e convivialità. In poche parole racchiude il concetto di “sentirsi a casa” e la nostra cinematografia non poteva far altro che immortalare su pellicola ciò che si osserva nel quotidiano.

 

L’espresso ha spesso “rubato” la scena ai veri protagonisti: a cavallo tra gli anni ’50 e ‘60, nelle intramontabili commedie italiane con i grandi artisti dell’epoca, il caffè risuonava davanti alla macchina da presa, come un custode dell’attimo rappresentato.

Da una piacevole pausa giornaliera come pretesto di disquisizioni politiche ne “La banda degli onesti”, si passa poi a “Divorzio all’Italiana”, dove la tazzina è simbolo di un rito d’amore. Il film parla di un matrimonio infelice, dove la pedante Rosalia (Sophia Loren), moglie del barone Fefè Cefalù (Marcello Mastroianni), innamorata perdutamente di quest’ultimo, che invece è stanco della sua presenza, come gesto d’affetto e attenzione, serve ogni mattina una tazzina di caffè.

 

Negli anni ’80 Nanni Loy dedica il film “Cafè Express” ad un invalido napoletano (Nino Manfredi) che cerca di sbarcare il lunario vendendo caffè abusivamente sui treni Intercity.

In questo caso il caffè è un pretesto per narrare, attraverso storie di uomini, gli aspetti contraddittori della realtà italiana degli anni ottanta.

 

Nel film Premio Oscar, “Mediterraneo”, un gruppo di soldati italiani finisce su una sperduta isola greca e i protagonisti dovranno convivere con le proprie paure, regalando allo spettatore uno spaccato delle dinamiche drammatiche che entrano in gioco, mischiate all’ironia dei personaggi stessi. Ricordiamo la scena di Biosio e Abatantuono, dove il primo, bevendo un caffè greco, lamenta il sapore distante da quello italiano e quel punto, il Sergente Nicola Lo Russo (Diego Abatantuono), rimprovera il suo compagno con la famosa frase: “Si sente il profumo e si aspetta, il piacere sta tutto lì”.

 

Ma la storia del caffè italiano nella cultura cinematografica non finisce qui: numerosi sono infatti gli estratti dove il caffè cattura la scena, diventando protagonista e assumendo significati profondi, raccontando storie di uomini che in una “pausa caffè”, mostrano scene di vita quotidiana.

 

Dopo questa carrellata di scene e racconti sulla storia del cinema italiano forse ti abbiamo fatto venir voglia di gustare un ottimo caffè. Allora scopri la miscela sullo SHOP ONLINE Battista Michele e rivivi le scene del cinema italiano!

 

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